Massimo e Aziz sono ospiti del centro di accoglienza Binario 95 e, per un anno, hanno seguito i lavori del progetto ‘Shaker2019: la strada per il Villaggio’, come ‘redattori di strada’. In particolare sono stati impiegati nell’analisi del territorio dove è ubicato il Villaggio 95, nella zona di Casal Bertone, a Roma, attraverso la documentazione dell’avanzamento del progetto e la promozione delle diverse fasi di lavoro.

 

Chi sei e come ti definisci?

Massimo: Io sono Massimo Consalvi e ho fatto parte della squadra di Villaggio 95. Nella vita vera io amo essere me stesso: sono ospite di Binario 95 e mi piace partecipare alle attività che il centro di accoglienza mi propone. Essendo del segno zodiacale dello scorpione, sono molto astuto e intelligente e lascio le mosse agli altri. Diciamocela tutta, con il Binario 95 io mi trovo ‘una Pasqua’.

Aziz: Anche io ho fatto della squadra di Villaggio 95, un progetto di Binario 95, e, secondo me, abbiamo fatto un buon lavoro. Io sono una persona curiosa e mi piace stare in mezzo alla gente. Amo imparare sempre cose nuove, fare domande. Binario 95 per me è un posto dove posso comunicare, partecipare a vari laboratori e posso vivere momenti diversi.

Cosa vuol dire essere stato redattore di strada per il progetto ‘Shaker 2019: la strada per il Villaggio’?

Massimo: è un interesse sano, libero a cui tutti potranno aderire come una grande famiglia.

Aziz: Il progetto mi ha permesso di imparare nozioni di agricoltura e di essere inserito in una comunità. Diciamo che sono stato contento di conoscere gente nuova: c’erano giovani, adulti, bambini. Ero contento di vedere tanta gente contenta.

Com’è stato il lavoro di mappatura e di promozione del progetto sul territorio?

Massimo: le prime persone che abbiamo conosciuto in piazza sono stati un gruppo di pensionati. C’erano Mario con i suoi amici, tutte persone che hanno vissuto la loro vita a Roma, ma provenienti da altre parti dell’Italia: Marche, Toscana, Calabria, Abruzzo. Si sono trasferiti negli anni passati per lavorare a Roma.

Aziz: Abbiamo girato le piazze, le strade, i luoghi di aggregazione, i centri anziani, le chiese, le scuole. Ci siamo incontrati con la gente, abbiamo spiegato il progetto e abbiamo trovato una risposta molto positiva da parte delle persone che abbiamo incontrato. E così è iniziato il progetto Villaggio 95

Al Villaggio 95, una nuova comunità si è costituita: cosa significa, secondo te, essere una comunità?

Massimo: persone di vario tipo, estrazione sociale diversa, interessi diversi, età diverse, passano del tempo insieme condividendo anche un progetto. Il fatto di vedere crescere le piante di ortaggi e di coltivarli fa sì che si instauri un rapporto di compagnia.

Aziz: un gruppo di gente, un incontro scambiare delle idee, delle opinioni, progettare qualcosa di interessante. Il bello è che le persone, quando vanno al Villaggio 95, si distaccano dalla loro vita quotidiana. Lasciano per un momento da parte la città, il traffico, i rumori quotidiani. È un momento di rilassamento, di spensieratezza e di armonia con la natura. Ho notato una voglia immensa di comunicare con qualcuno, con gli altri, scambiare idee, progettare qualcosa di positivo, realizzare qualcosa insieme sulla base di un progetto comune.

Come vedi il Villaggio 95 tra un anno?

Massimo: io vedrei bene un campo di bocce, per passare diversamente la giornata in compagnia di amici e di persone che trovano nel Villaggio 95 un posto di ristoro.

Aziz: vedo più partecipanti, più contadini, più amici, più gruppo. Mi piacerebbe che ci fosse una caffetteria, un posto riparato dove la gente si raduna, un luogo di confronto e di ‘amicizia’.

La coppia dispensa consigli su tempi e tecniche agricole, aiuta i meno esperti, si offre di dare una mano nel caso qualcuno non possa badare all’orto per un periodo. Mario è convinto che non servano grandi capacità per far crescere bene ciò che si pianta: «La terra richiede amore, non serve altro». E forse sono proprio l’amore, la collaborazione e la condivisione i frutti migliori del Villaggio 95.